In Trentino alla ricerca della marmorata

Categoria : Fiume

Cosa ha di speciale la Trota Marmorata? Tanto per iniziare è un predatore autoctono, ed è balzata agli onori della cronaca dopo essere stata eletta pesce dell’anno 2024 dalla Federazione Svizzera di Pesca. Dalle nostre parti è rara e difficile da catturare, mentre nei tempi che furono risultava essere molto diffusa nelle acque del Ticino e nei tratti finali di Brenno e Moesa. Poi per svariati motivi quali gli sbarramenti, l’artificializzazione degli alvei fluviali, lo sfruttamento idroelettrico e le conseguenti variazioni della portata idrica, i ripopolamenti con trota fario che hanno portato concorrenza e ibridizzazione e, non per ultima, l’eccessiva attività di pesca, hanno quasi fatto sparire questo predatore dalle nostre acque. Ora si sta lavorando anche da noi di ricreare le condizioni giuste per favorirne il ritorno, ma per facilitarmi la vita (ma anche un po’ per curiosità) me ne sono andato a scoprire come si affronta la questione in Trentino.

Infilatomi in auto, mi sono fiondato (si fa per dire, sono comunque più di 350 km) a Predazzo, sul torrente Avisio. Acquistata online la licenza e indossati gli stivaloni eccomi finalmente sulle rive del corso d’acqua a tentare la fortuna. Sebbene in questo momento della stagione il luogo si adatti soprattutto alla pesca a ninfa, mi sono dato alla pesca con artificiali alla ricerca di qualche esemplare di grosse dimensioni. Le anomale temperature e il sole cocente hanno aumentato considerevolmente la portata del fiume, che nasce dal ghiacciaio della Marmolada e che con lo scioglimento della neve, oltre a crescere in dimensioni, assume una tipica colorazione biancastra da neve sciolta. Cosa che non agevola particolarmente la pesca, anzi…

Durante la mattinata comunque ho allamato pesci con scadenza regolare ma, vuoi per mia incapacità, vuoi per la classica sfortuna che accompagna i pescatori, non sono riuscito a portarne a riva nemmeno uno. Nel pomeriggio ho quindi cambiato approccio, lasciando i Long Jerk per passare ad artificiali in gomma, esche che permettono una pesca migliore nelle buche e nelle pozze più calme e profonde. E proprio in una pozza meno tumultuosa rispetto alle altre è arrivata lei, la prima marmorata della giornata. Per dimensioni nulla di particolare, ma fa sempre un certo effetto avere a guadino e potere ammirare da vicino un pesce così ambito e, almeno per noi, eccezionale. Si tratta di una specie che sta in cima alla catena alimentare e che può raggiungere il metro di lunghezza. Conscio della possibilità di poter puntate più in alto, dopo essermi goduto il momento, mi sono rimesso alla ricerca di esemplari più consistenti.

Nel corso della giornata sono arrivate altre abboccate, tra le quali quella del classico e tanto bramato pescione che non si riesce mai a tirare fuori. A questo giro sembrava davvero fatta, ma dopo un bel combattimento, una volta portato a riva, è riuscito a slamarsi proprio sotto i miei occhi. Occhi che in men che non si dica hanno iniziato a fissare il cielo chiedendo lumi a chiunque ci sia lassù a decidere di farmi soffrire in questo modo. Passato il momento di introspezione e ritrovato il giusto equilibrio spirituale, mi sono rimesso all’opera. Alla fine sono riuscito a prendere diverse trote e il torrente si è rivelato essere davvero pescoso. Da noi sei pesci di media pezzatura in un fiume di queste dimensioni si catturano solo in condizioni estremamente favorevoli, qui invece è successo in un momento non ideale. Cosa che lascia intendere il potenziale del luogo.

In questa zona opera l’Associazione Pescatori Dilettanti Val di Fiemme, che si occupa della gestione di oltre 30 km di corsi torrenti. Come riescono a rendere così valide le loro acque? Per iniziare, è consentito il rilascio dei pesci. Il numero di catture è limitato a 5 pesci al giorno, si può pescare solo con ami singoli e senza ardiglione e vige l’obbligo di rilascio della trota marmorata. Mentre per gli ibridi tra fario e marmorata la misura minima è di 40 cm. Hanno instaurato delle Zone Tutela della marmorata nelle quali è concesso pescare solo con esche artificiali e a mosca (vietate le esche naturali), nelle quali si possono trattenere fario e iridee, in modo da togliere di mezzo gli ospiti indesiderati. Il progetto va avanti da una ventina d’anni e il futuro sembra roseo. Per quanto riguarda i ripopolamenti, sono state selezionate geneticamente delle marmorate selvatiche pure, catturate con pesca elettrica, per alimentare la linea di riproduttori presenti nell’impianto ittiogenico. Questo permette di allevare uova e avannotti di grande qualità, che vengono poi seminati sul fiume principale e soprattutto nei suoi affluenti, dove possono crescere in tranquillità per poi spostarsi sull’asta principale una volta raggiunte le giuste dimensioni.

Nei prossimi anni cercheranno di creare ambienti selvatici chiusi in torrenti ripuliti da altre specie, nei quali creare una linea geneticamente pura di trote che potranno poi essere prelevate, in caso di necessità, quali riproduttori. Inoltre, puntano a ristrutturare la piscicoltura costruendo vasche che replichino ambienti naturali dove alimenteranno i pesci con esche quali vaironi, sanguinerole e insetti vivi, al posto del mangime. L’obiettivo è quello di avere pesci trattenuti in cattività ma che possano restare il più selvatici possibile. Già ora, comunque, l’associazione ha ottenuto i migliori risultati per quanto riguarda i test genetici effettuati dalla Regione su pesci selvatici. Cosa che conferma l’Avisio quale vero e proprio fiume da marmorata. Sul quale tornare anche in futuro senza esitare.

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