Per le vacanze estive c’è chi sceglie il mare, chi la montagna…e chi la pesca. Le possibilità sono quasi infinite, ma occorre scegliere bene per diversi motivi. Prima di tutto, l’idea è di andare in posti in cui si possono trovare pesci migliori o diversi da quelli che abbiamo dalle nostre parti. Cosa non sempre scontata visto che, nonostante la grossa pressione di pesca, viviamo in una zona nella quale alcune specie raggiungono dimensioni che non hanno nulla da invidiare al resto d’Europa e del mondo. Inoltre, si vorrebbe evitare di finire in posti sconosciuti nella stagione sbagliata o restare invischiati in operazioni che promettono sogni ma propongono incubi. Bisogna quindi svolgere minuziose operazioni di ricerca per non cascare in brutte sorprese.
La mia scelta per l’estate 2024 è caduta sul Canada, con l’idea di cercare grosse trote canadesi e salmerini artici (il nostro salmerino alpino in definitiva). L’obiettivo, quindi, era quello di ritrovare specie presenti in Ticino, ma in luoghi e condizioni che permettono loro di crescere tanto e bene. Oltre ovviamente quello di visitare luoghi mai visti prima. Ho preparato il viaggio per anni, e ho optato per il Grande Lago degli Schiavi nei Territori del Nordovest per puntare le trote, e il Tree River, nel Nunavut, per pescare i salmerini. Il lago è il decimo più grande al mondo, con i suoi 469 km di lunghezza e 203 km di larghezza, e il più profondo dell’America del Nord (614 metri). Il fiume dal canto suo, situato oltre il circolo polare artico, si immette nel Mare Glaciale Artico in un estuario da sogno scavato in una immensa corona di rocce e, per qualche motivo, accoglie la risalita dal mare dei salmerini mediamente più grossi al mondo.
Le premesse e le aspettative quindi erano altissime, ma come be sapete, quando si parla di pesca, nulla è garantito e tutto deve andare per il verso giusto per ottenere risultati. Il lungo viaggio verso il fiume mi ha portato a fare il giro di mezzo mondo, partendo da Zurigo con tappe a Francoforte, Vancouver, Yellowknife e Great Bear Lake, prima di arrivare nell’estremo nord del Canada. Ma una volta arrivato davanti ai miei occhi (quasi lucidi, dai) ho trovato il posto che mi aspettavo: natura incontaminata, animali selvatici come buoi muschiati, renne e orsi, e spot di pesca impareggiabili. Nei tre giorni passati sulle rive e nell’estuario del fiume, mi sono reso conto che le catture sarebbero state tutt’altro che scontate, sia per la forte corrente presente che rendeva difficile il recupero del pesce e l’animazione dell’esca, sia per la scarsa aggressività dei pesci. Dopo svariati tentativi e fallimenti, ho capito come e dove avrei potuto catturare qualche pesce e mi ci sono messo d’impegno. Interessante, soprattutto, è stata la ricerca dei salmerini in caccia nell’acqua salmastra dell’estuario. In una superficie di circa 2x2 km d’acqua si sono dovuti cercare i tuffi dei gabbiani, spostarsi rapidamente con la barchetta in alluminio verso di loro e sperare di trovare i piccoli banchi di pesciolini spinti verso la superficie dai salmerini in caccia. Più facile a dirsi che a farsi. Ci siamo riusciti una sola volta, ma ne è valsa la pena, con tre catture in poco tempo.
Finita la prima parte d’avventura, il viaggio inverso mi ha riportato a Yellowknife e, da lì, con un breve volo, verso il braccio Est del Great Slave Lake. Questa parte del bacino, contraddistinta da alte scogliere a picco sulle acque, ospita delle trote canadesi tra le più grandi al mondo. Dopo alcuni giorni di maltempo nei quali, senza potersi spostare molto dal campo, abbiamo capito quali esche usare e come muoverle per scatenare la reazione dei pesci, siamo riusciti a raggiungere i luoghi più ambiti. Questo ci ha dato la possibilità di catturare negli ultimi due giorni un buon numero di salmonidi sopra i 10 kg, con punte fino ai 18 kg. Dimensioni incredibili per le nostre abitudini.
Catture e pesca a parte, questo genere di viaggi sono estremamente arricchenti. Si capiscono molte cose delle abitudini di vita delle persone del luogo, obbligate a convivere con gli enormi incendi d’estate e un freddo indecente in inverno. Le case galleggianti di Yellowknife, le popolazioni native di Kugluktuk, i voli in idrovolante sulle migliaia di laghi della tundra artica, la flora e la fauna, le aurore boreali, il sole di mezzanotte…tutte cose che meriterebbero singolarmente una visita. Ma che grazie alla pesca si possono vivere in un unico viaggio.