Stagione chiusa con il botto

Categoria : Fiume

di Jonas

Questa stagione mi sono posto degli obiettivi, uno di questi era cercare nuovi spot sui nostri fiumi e torrenti per puntare a qualche trota di taglia e perché no cercare di battere il mio personal best.

Le condizioni non mi hanno aiutato per gran parte della stagione, diciamo che prima delle ultime settimane non ha quasi mai piovuto seriamente e i fiumi non si sono mai gonfiati se non in un paio di occasioni per poco tempo. Poi la meteo ha deciso di farmi un bel regalo, proprio attorno al mio compleanno ha iniziato a fare delle vere piovute e i fiumi hanno iniziato sul serio ad avere un’altra faccia. La combinazione acqua alta e trote affamate prima della frega mi ha fatto vivere un finale di stagione davvero esaltante, chiaro i pesci non mi sono caduti nelle tasche dal cielo, bisogna crederci, insistere, provarci e riprovarci, camminare tra sassi, piante e rovi (ma quante spine ci sono in riva ai nostri fiumi?).

Ma passiamo ai fatti, siamo nell’ultima settimana di settembre che coincide con l’ultima possibile per pescare nei fiumi, arrivo da diverse belle catture e sono carico a dir poco per gli ultimi due giorni a mia disposizione per lanciare da mattina a sera tra sassi e correnti. I livelli dei fiumi stanno scendendo dopo le piogge di qualche giorno fa, alcuni tratti sono già troppo bassi e ne ho la prova la prima mattina quando pesco un paio di spot ormai con il purtroppo solito piscio che scende tra i sassi e pesci chiaramente inchiodati nelle loro tane. 

Sto pensando a dove spostarmi quando sentendomi con il buon Luca lui non ha dubbi, corri lì! Mi ci fiondo e vivo un momento di pura follia, in un breve tratto di fiume muovo così tanti pesci di taglia che mi sembra per un attimo di essere in Nuova Zelanda o chissà dove. Ne arriva qualcuna a guadino, un paio davvero dei gran pesci! Ma sono le due che seguono e attaccano senza prendere l’esca che mi lasciano quel pizzico di amaro in bocca giusto per pensare ad una sola cosa: domani sera ci torno!

Passo il mio secondo giorno libero in quota, prendo diverse trotelle e riesco a prendere un over40 ad oltre 2000 metri di quota, uno spettacolo! Sono contento e mi sto divertendo ma la mia testa è già sulla serata, ho ben in mente come voglio approcciare lo spot e sono focalizzato su quei mostri che ho visto ieri. 

A fine pomeriggio comincio a scendere la valle, sento il soci Luca che non resiste e si aggiunge, scendiamo insieme sullo spot esattamente al calare del sole, il livello è calato parecchio da ieri ma l’acqua crea ancora delle correnti e dei rigiri tendenti al verde che ci piacciono! Ci crediamo! 

Apro la canna e monto l’esca che dal giorno prima mi gira per la testa, il buon vecchio vagabond, compagno di molte avventure e catture, che ho un po’ snobbato ultimamente ma in cui non ho mai smesso di credere! Scelgo la colorazione iridea, memore di un sogno realizzato qualche mese fa.  La prima parte del tratto di fiume, quella più calma e con meno corrente, ci mostra il primo segno di vita, una bella trotella segue e attacca a vuoto la mia esca un paio di volte. 

Poi arriviamo alla fine di una pozza con delle correnti incrociate che fanno dire a Luca: pensa te se in un rigiro così non c’è un pesce, lancia un minnow che esce il pezzo.

Io eseguo, lancio e vedo uscire all’ultimo dalla corrente una sagoma che non mente! Si gira e torna da dove è arrivata ma io insisto e continuo a lanciare, so che è lì e dopo qualche lancio torna a inseguire il mio vagabond ma anche stavolta non abbastanza convinta per prenderlo prima della fine della non lunghissima pozza. Sono concentrato come non mai, eseguo dei lanci che nemmeno nei video giapponesi, quando Luca mi dice: sarà 45…Cooooosa? Questa è molto, ma molto di più! Pare che abbia visto al primo inseguimento un pesce dietro all’esca a cui io non ho fatto caso, ho gli occhi e i pensieri tutti su di lei. 

Ennesimo lancio, do un giro di manovella che sembra far affondare un pelo in più il vagabond sotto la schiuma, arriva una tuonata in canna che non mi lascia dubbi, ferro come stavo immaginando di fare da ormai qualche lancio e la mia lacustris si piega che è un piacere! Eccola! Inizia il combattimento, cuore in gola. Pesce poco sotto la superficie che si dimena furiosamente, a frizione chiusa, confidando sull’attrezzatura adeguata entro un paio di passi in acqua e faccio spazio per avvicinare il pesce a riva in un angolo calmo con una mini spiaggia, si perché nel mio guadino non so se ci entra.. proprio a un passo da riva, quando sto per allungare una mano per afferrarle la coda si agita e rotola su se stessa e si incastra la coda nell’ancoretta di testa del vagabond che è ben piantato con l’ancoretta di coda nella sua bocca enorme. Si blocca così, di colpo e per un attimo sembra quasi debole e indifesa, giusto il tempo di liberarle la coda e torna a mostrare tutta la sua potenza ma ormai è tra le nostre mani e ci rimarrà per il tempo di immortalare questo momento. Qualche foto e video sono d’obbligo, questo pesce meriterebbe un intero documentario! È perfetto, dalla testa, alla gobba sulla schiena, alla livrea stupenda, a delle pinne esagerate, un pesce da sogno davvero! Sono momenti di pura euforia, io sono incredulo, estasiato dalla bellezza di questo pesce. Luca è forse più emozionato di me, si perché quando si trova un pescatore con la stessa mentalità e passione, la condivisione di spot e catture è una delle cose più belle che si possa vivere! 

Lanceremo ancora qualche volta, dico lanceremo perché non pescheremo più davvero, le immagini di questa cattura non ci abbandonano e non lo faranno per un bel po’ di tempo! 

Grazie 2023, grazie pesca, grazie fiume, grazie pesce, grazie Luca e un grazie me lo dico da solo per essere quello che sono. Perché alla fine si le situazioni si creano, ma siamo noi stessi in primis a dover fare in modo che si possano creare e poi ad approfittarne!

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