L'apertura della vita!

Categoria : Laghetti Alpini

di Jonas

Anche quest’anno tempo incerto per l’apertura dei laghetti alpini ticinesi, piogge e temporali il sabato pomeriggio e sera e probabile anche la domenica, giorno in cui si può iniziare a pescare alle 5 del mattino.

Io sabato sera sono al lavoro, finisco e attorno alle 23 finalmente riesco a partire direzione parcheggio dove trovo le auto dei soci già saliti nel pomeriggio per dormire nella capanna vicina al laghetto scelto per inaugurare la stagione. Ci arrivo dopo la mezzanotte, per più di mezz’ora cerco di trovare una posizione in cui riuscire a dormire almeno un paio d’ore, non ci riesco, mi sveglio dopo poco più di un’ora e fuori ancora sta piovendo, non benissimo.

Ho calcolato di partire a piedi verso le 3 per arrivare in tempo al lago, quindi cerco di chiudere ancora un po’ gli occhi, la voglia di pescare mi rende l’impresa difficile, i pensieri di catture da sogno si susseguono nella mia testa. Per fortuna nel frattempo fuori smette di piovere, con calma mi preparo per la partenza. Sono passate da pochi minuti le 3 quando inizio a percorrere il sentiero che sale lungo la valle. Parto forte, forse troppo visto l’attuale condizione fisica ma la testa viaggia più del fisico e in meno tempo del previsto raggiungo la capanna dove trovo i soci freschi e riposati, cambio la mia maglia ormai bella carica di fatica, mi copro con uno strato in più e insieme ci rechiamo verso il primo spot scelto per i primi lanci della stagione alpina. I pochi minuti che ci separano dalle 5 sembrano infiniti ma finalmente la lancetta scatta e si comincia a lanciare! Decido di iniziare abbastanza tranquillo, qualche lancio con la canna leggera ed esche di dimensione contenuta, passo da un rotante a uno spoon ad un RealDeal 50. Proprio con quest’ultimo dopo poco più di 15 minuti di pesca arriva la prima mangiata! Si scappotta con un’iridea piuttosto piccola ma è pur sempre il primo pesce della stagione! È ora di aumentare le aspettative e quindi le dimensioni delle esche. Passo al fratello maggiore, un RealDeal 87, bastano pochissimi lanci e arriva una mangiata, è un pesce un po’ più grande ma si tratta ancora di un’iridea, non il pesce che mi immaginavo di prendere con un’esca del genere. Sono comunque contento, prima mezz’ora di pesca e due pesci già si sono fatti vedere. 

Visto che i pesci non sembrano aver paura della dimensione dell’esca decido di puntare tutto sul cugino maggiore, uno Slim 140 colorazione iridea. Lo monto sulla mia Stucki Lacustris e inizio a lanciare. Sto finendo il primo recupero quando il soci da parte a me attacca qualcosa, arriva a guadino una bella fario! Lancio poco lontano da dove è arrivata la fario, lascio affondare qualche metro l’esca, inizio il recupero jerkando irregolarmente e a metà recupero arriva la stoppata sperata! C’è! Canadese! L’esaltazione del momento mi fa recuperare il pesce molto in fretta, ma grazie all’attrezzatura posso permettermi di imporre molta pressione al pesce e in breve arriva a guadino! Che spettacolo! L’anno scorso sono stato sfortunato con le canadesi, soprattutto con quelle di taglia, quest’anno dopo meno di un’ora ho nel guadino un pesce per me già spettacolare, mi godo il momento per un po’ prima di tornare a lanciare.

Ricomincio a jerkare nello stesso spot ma non sono convinto, comincio a spostarmi verso destra, poi torno indietro e convinco il soci Jack ad accompagnarmi nell’altro lato del lago. Scendiamo sulla sponda e lanciamo per qualche minuto in un punto che sembra interessante, ma non si vede nulla, iniziamo a percorrere la riva verso destra in direzione di un sassone che mi sta chiamando. Ci arriviamo sempre senza segni di vita, se non due pesciolini davvero piccoli venuti a curiosare le nostre esche, sicuramente troppo grandi per loro. 

Ci fermiamo e insistiamo in quel punto perché ci sto credendo tanto, me lo sento! Sto per lanciare quando vedo la canna del soci che si piega in una pausa tra una jerkata e l’altra. In un secondo appoggio la canna e sono al suo fianco pronto con il guadino, è un bel pesce e sto sperando con tutto me stesso che il recupero vada a buon fine, la vedo, è bella! Simile al pesce che ho preso ormai 3 ore prima, è a pochi metri da me quando vedo dietro di lei un’altra trota poco più grande che sembra accompagnarla verso riva, quasi perdo per un attimo la concentrazione sul pesce che dovrei guadinare ma me ne rendo conto e in un secondo il pesce è al sicuro nella spaziosa rete del mio guadino. Sono urla di gioia! Eppure la mia testa al momento è poco più in là, passo il guadino al soci e lancio nella direzione in cui si è diretta la trota che ho visto poco prima. Lascio affondare per un paio di secondi che però in quell’istante mi sembrano lunghissimi, prima jerkata pausa, seconda jerkata pausa, sposto la canna per dare la terza jerkata ma qualcosa mi tira con forza nell’altra direzione! Ferro deciso e sento un bel peso, c’è! Sono quasi convinto di aver preso il pesce visto poco prima ma basta un secondo, il pesce si alza subito verso la superficie e vedo una testa che non mente, è un gran pesce! Con una calma uscita da non so quale parte del mio corpo seguo i movimenti del pesce e riesco ad aprire la frizione in tempo per non bloccarle completamente una fuga di una potenza inaudita. Riesco a girarla e torna pericolosamente vicina alla superficie, vedo che una delle due ancorette non è più piantata nel muso del pesce, inizia a scuotere violentemente la testa a forse 6-7 metri da me, vedo staccarsi un altro amo dell’unica ancoretta rimasta, ora è letteralmente attaccata con una sola punta di un’ancoretta. Non posso aspettare, grido “Jack, ades!” La tiro letteralmente sopra al guadino perfettamente gestito dal soci nonostante contenesse ancora il suo pesce ancora allamato. Un lavoro di squadra da alta scuola, tutte le ore passate insieme in riva a fiumi, riali, laghi e laghetti vengono in un solo istante coronati, mi emoziono anche a scriverlo e non poco! Sono momenti di pura euforia, gioia, incredulità, chi più ne ha più ne metta, emozioni a non finire. Sul momento nemmeno mi rendo conto di quanto possa essere grande la mia trota, so per certo che è enorme ma sono quasi più incentrato sulla doppietta, sul momento magico. In parole povere non ci capisco niente, sono nel bel mezzo di un sogno, un sogno che assume una dimensione da sogno una volta misurata la trota!

I pescatori più accaniti già avranno capito di cosa si tratta, per i meno appassionati della pesca alle trote sto parlando di 100cm, il famoso muro irraggiungibile della trota da metro. 

Un pesce sicuramente vissuto, con una testa enorme, delle pinne grandi quanto le mie mani, una coda esagerata, unica imperfezione se così vogliamo dire una strana malformazione sul basso ventre, non sono un esperto ma l’ho immaginata come una specie di malattia. Ma che bisogna fare i complicati con un pesce del genere? Per me è e resterà la trota della vita, la coronazione di una passione tanto forte da spingermi a camminare e correre per ore dopo minuti di sonno, si perché a volte non arrivo neanche a poter dire ore; una passione a cui dedico tutte le ore libere che riesco a crearmi, spesso tenendo ritmi di vita improponibili, ma è quello che mi fa stare bene e non lo cambierei per nulla al mondo!

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